Intervista a FABIANA REDIVO, autrice di romanzi fantasy

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Mariodm93
view post Posted on 18/1/2010, 15:52




INTERVISTA A FABIANA REDIVO
Autrice di romanzi fantasy

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(sopra riporto le copertine di tre dei suoi romanzi. Non sono disposte in ordine cronologico e/o di lettura)

***

Ciao Fabiana e benvenuta!
Cominciamo con una domanda piuttosto semplice: chi è Fabiana Redivo?


Un’inguaribile sognatrice. La mia testa non si trova quasi mai assieme al corpo, se non è strettamente necessario. Mio marito a volte diventa matto a starmi dietro nei discorsi. Un santo, sempre detto!
Per vivere faccio il cancelliere nel tribunale della mia città. Per sopravvivere, scrivo.

Com’è la tua giornata tipo? Hai degli hobby particolari (oltre alla scrittura, ovviamente)?

Al mattino lavoro, poi casa, famiglia ecc., fino a sera. Dopo cena scrivo. Due volte alla settimana esco per andare al corso di danza del ventre. Fino a qualche mese fa frequentavo anche un coro amatoriale assieme a mio marito (sono un mezzosoprano dalle sfumature cupe) però dopo dieci anni di attività ho ceduto le armi. La scrittura si era incagliata. No, ma che dico, letteralmente arenata in una piccola baia. Sai che fatica sfruttare la marea e i nuovi venti? Immane! Però ce l’ho fatta. Adesso sto navigando discretamente. Continuo con la danza del ventre perché così faccio dell’attività fisica divertendomi.

Sei l’autrice di numerosi romanzi fantasy editi dalla Casa Editrice Nord. Da dove trai l’ispirazione per le tue opere?

Te l’ho detto, sono una sognatrice. Il ciclo edito dalla Nord è stato “ispirato” da un incubo a seguito di indigestione. Le immagini del sogno hanno innescato una reazione a catena dal risultato imprevedibile: un ciclo di sei romanzi. Forse mi sbaglio, ma credo che prima della saga di Derbeer non esista un ciclo fantasy italiano. Anche il mio prossimo romanzo (il “malloppone”, come amo chiamarlo) nasce da un sogno ad occhi aperti.

Bé, immagino di conoscere già la risposta, ma lo domando lo stesso: qual è il genere letterario che più degli altri cattura il tuo interesse?

A dire il vero non sono attratta dal fantasy più che da altri generi. Quando entro in un negozio di libri leggo i quarti di copertina, sfoglio i volumi e quelli che catturano la mia attenzione, li porto alla cassa. In generale mi piacciono le letture umoristiche, anche se il romanzo che ha segnato profondamente la mia vita è “I miserabili” di Victor Hugo. Tra i classici della letteratura italiana, oltre all’Inferno di Dante, rileggo volentieri l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto. Un’opera straordinaria, così come straordinario fu l’autore che ammiro moltissimo. Ho letto molti gialli, pochi noire, molta avventura, fantascienza, fantasy, testi teatrali e filosofici, saggi. Mi piace spaziare, sperimentare, curiosare.

E quello che invece non ti esalta affatto?

La letteratura russa. So che sto bestemmiando, ma è noiosa da morire. A parte i racconti di Dostoevskij e alcuni testi teatrali come l’Ispettore generale di Gogol o i monologhi di Cechov (Il tabacco fa male, ad esempio) direi che la letteratura russa (e in genere quella dell’est) non mi esalta proprio per niente.

Come è stata la tua esperienza editoriale? Come sei arrivata, cioè, alla pubblicazione dei tuoi romanzi?

Per caso. Avevo appena terminato la stesura del primo volume della saga e iniziato il secondo, che mio marito era già partito all’attacco. “Che ci fa questo manoscritto nel cassetto? Spediscilo a un editore!” Io nicchiavo, prendevo tempo, non ci credevo. Ma lui sì. Alla fine minacciò di prendermi a calci nel sedere. Così, tanto per tacitarlo, spedii il malloppo alla Nord. Quando Gianfranco Viviani mi telefonò per il contratto, credevo d’essere su Candid Camera. Tanto per capirci, le mie parole furono più o meno queste: “Scusi, forse sta sbagliando, io mi chiamo Fabiana Redivo”. La risposta divertita di Gianfranco fu: “Sì, signora, proprio con lei volevo parlare.”

Quanto di Fabiana Redivo si nasconde nei suoi personaggi?

Tutto. Sono dappertutto: nei personaggi buoni e cattivi, nella storia, nei luoghi. Ho fatto parecchia autoterapia con la saga di Derbeer. Forse per questo fu scritta a velocità iperbolica, perché stavo scaricando i macigni più pesanti. In quei sei volumi ho raccontato la mia vita per simboli. C’è veramente tutto, perfino la maternità mancata e l’adozione di Andrij.

Come è nata l’idea del Popolo del Vento (sicuramente uno dei più affascinanti)?

Scrivo la risposta e sorrido. Piace, vero? In ogni uomo si nasconde un harjni (un figlio del vento - cioè un appartenente al popolo del Vento). Vedi, io sono di Trieste e qui il vento la fa da padrone. Amo la Bora. Mi piace sentirla fischiare tra i sassi di calcare, frusciare tra gli alberi, ululare tra case e colline. La Bora è complice, sfrontata, malinconica, frizzante, scura (cioè associata alla piaggia battente - e allora addio ombrelli!), fa parte del mio mondo, di me, della mia anima. Impossibile resistere alla tentazione. Dovendo dare vita agli Spiriti degli Elementi, invece di “Aria”, ho usato “Vento”. Che è pensiero, comunione spirituale, fiducia, memoria collettiva, magia, ricordi eternamente vivi, Vita. Gli harjni vivono al meglio delle loro possibilità, godendo di ciò che hanno. E sono spiriti liberi.

I tuoi romanzi compongono parti diverse di un’unica saga? Possono essere letti gli uni indipendentemente dagli altri o il lettore è portato a rispettare una qualche successione?

Quella di Derbeer è un’unica storia divisa in sei volumi. Però si possono leggere i primi tre e lasciar perdere il resto. Oppure si può cominciare dal quarto direttamente, senza per forza sciropparsi i primi tre. Questo perché ho strutturato Il Figlio del Vento in modo da non obbligare nessuno a leggere proprio tutto dall’inizio. Certo, non è la stessa cosa, ti perdi certe sfumature. Comunque mi sembrava più onesto così.

Accetti consigli da amici e/o parenti nel corso della stesura di un libro?

In genere mi scelgo alcuni lettori cavia tra appassionati del genere e non, ai quali chiedo di essere estremamente critici. Ma la più spietata sono io. Amo i miei libri e li odio allo stesso tempo.

Come deve essere la tua atmosfera ideale per la scrittura?

Sera, silenzio, bimbo a nanna e marito con un buon libro in mano o davanti alla televisione.

In una parola, cosa significa per te “scrivere”?

Sognare.

Come scrivi? Di getto, stilando una scaletta degli eventi... o in altri modi?

Mi preparo una scaletta che poi non rispetto mai se non per quanto riguarda l’inizio e la fine. Molti personaggi nascono strada facendo e spesso la storia mi prende la mano, vive di vita propria. Difficile tenere le redini con fermezza. A volte sono costretta a riscrivere interi capitoli perché qualcosa nel frattempo è cambiato. Però so sempre come comincia e come finisce… è già qualcosa, non credi?

La citazione più bella mai letta in un romanzo è...?

A dire il vero non in un romanzo ma in un testo teatrale. “Conviene a tutti, capisci? Conviene a tutti far credere pazzi certuni, per avere la scusa di tenerli chiusi. E sai perché? Perché non si resiste a sentirli parlare.” dall’Enrico IV di Luigi Pirandello (monologo - elogio alla pazzia). Scrittore geniale. Il fu Mattia Pascal mi piace da morire. Per non parlare delle Novelle per un anno.

A tuo parere, quali sono le caratteristiche di un buon fantasy?

Quelle di qualsiasi altro buon romanzo: originalità, buoni dialoghi, personaggi costruiti con cura, coerenza e soprattutto un buon stile narrativo. Caspita… chissà se trovo tutto questo anche nei miei?... mmmmh...

Differente è stata l’esperienza di Sanctuary, edito da Asengard Edizioni. Come è stato lavorare per un’antologia?

Molto interessante. Soprattutto per una logorroica par mio. “I passi della sera” è il secondo racconto che scrivo in tutta la mia vita. Non ero certa del risultato. Quando Luca Azzolini mi propose di partecipare al progetto Sanctuary stavo giocando di ruolo con degli amici. Non ho resistito, li ho catapultati tutti nel racconto. Sei, in totale, più altri di contorno. Impegnativo. Non so come ma sembra sia riuscita a gestirli tutti. Un racconto in cui prevale il senso dell’umorismo a dispetto delle situazioni. Ho preferito usare in maniera autentica gli atteggiamenti dei miei amici, che si sono perfino scelti i nomi di battaglia. Se leggi bene, ti accorgi che nel racconto puoi ambientare dei giochi di ruolo.
È stato molto divertente incontrare gli altri autori alla fiera del libro di Torino per la presentazione dell’antologia. Sembravamo scolari a una gita. Da addetta ai lavori, direi che Luca ha fatto un ottimo lavoro e che la Asengard merita l’attenzione dei lettori. Non ho mai ringraziato Altieri per la fantastica introduzione. Lo faccio ora.

Hai dei consigli da dare a tutti gli aspiranti scrittori che stanno leggendo quest’intervista?

Non saprei. Che vuoi che ti dica? Io mi definisco “scrittrice per caso”. Per prima cosa procurarsi un buon volume di grammatica italiana, che fa sempre bene alla salute (ne ho una grossissima a casa e non mi vergogno a consultarla). Poi capire se l’idea che abbiamo è originale o “rifrittura” in olio rancido. Lavorare sodo, credere nel proprio lavoro, portarlo avanti con coraggio e accettare le critiche costruttive. Poi si sa, lungo la strada si incontrano tanti imbecilli. Per non parlare degli invidiosi. In quel caso, spazzola! Sì, una bella spolveratina alla spalla e poi dritti per la propria strada! A criticare son bravi tutti. A fare di meglio, pochi. Ma camminare sempre a braccetto con l’umiltà, perché anche a inciampare siamo bravi tutti.

Puoi fornirci in esclusiva delle news? Quando arriverà in libreria un tuo nuovo romanzo?

Quando? E chi lo sa? Sono a metà del mio malloppone fantasy, a trequarti di uno a quattro mani (stesura su idea originale del mio amico Luigi Sorrentino), sto scrivendo un libro-intervista e un testo teatrale. Mi piacerebbe finire il mio malloppone entro i primi mesi del 2010, anche perché tratta temi d’attualità. Non so, vedremo. Meglio non mettere il carro davanti ai buoi.

Grazie per averci concesso parte del tuo tempo! A presto!
 
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Vocedelsilenzio
view post Posted on 18/1/2010, 16:03




Ma che bella intervista! Davvero bella e interessante. Non conoscevo Fabiana ma credo che ora andrò a spulciare i suoi libri...
 
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niji707
view post Posted on 18/1/2010, 22:01




mamma mia!!! che intervista splendida... Francesca Angelinelli mi ha sempre parlato bene dei suoi romanzi, ma dopo un'intervista così devo correre a recuperarli!! mi piace proprio come ha risposto alle domande... wow!
 
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mpblack
view post Posted on 21/1/2010, 11:38




Brava, brava, bravissima, complimenti! :P :D :woot:
 
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Angela1993
view post Posted on 21/1/2010, 20:35




Grazie per l'intervista! :)
In bocca al lupo a Fabiana!
 
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view post Posted on 31/5/2016, 09:27
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Nano

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