Intervista a LICIA FIORENTINI, autrice fantasy

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Mariodm93
view post Posted on 9/1/2010, 16:41




INTERVISTA A LICIA FIORENTINI
autrice fantasy

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***

Ciao Licia!
Stavolta stravolgo un po’ le cose: non ti chiedo di descriverti (non come prima domanda, almeno eheh), ma ti domando: “Chi è Isabel Sheehan”?


Una personalità multiforme e poliedrica quanto lo può essere una creatura munita di più teste cocciute e anime dai molteplici interessi. Per la pace e la tranquillità di tutti, tengo a precisare che non sto parlando di una sorta di mostro mitologico sfuggito da qualche bestiario medievale, ma piuttosto, per dirla con le parole di Lucarelli, di una “società per delinquere di stampo letterario” tutta romagnola, con due autrici, due autori e una redattrice.

E adesso ritorno da te. :)
Dove vivi e com’è la tua giornata tipo?


Potrei dire che vivo correndo, o meglio pedalando, visto che per muoversi a Ravenna, dove abito, la bicicletta rimane il mezzo più economico, ecologico ed efficiente. Al momento sono una “stabilmente precaria” che si arrangia per sbarcare il lunario con molteplici attività. Tempo per la noia (ma esiste davvero?) proprio non ne avanzo, dopo una settimana trascorsa a saltabellare da un capo all'altro della mia cittadina.
Perché se di giorno si suda per il dovere, la sera lo si fa per il diletto: una sera il laboratorio di scrittura autobiografica, la successiva la scrittura creativa e poi un film che proprio non posso perdermi al cinema, o uno spettacolo di prosa a teatro. E a notte tarda, spesso tardissima, si lavora al computer sul nuovo romanzo (la notte è un'ottima amica degli autori, secondo me).

Hai degli hobby particolari (oltre alla scrittura, s’intende)?

Lettura, cinema e teatro (quest'ultimo non solo come spettatrice) tanto per cominciare. Mi piace ascoltare musica (quella di area celtica la trovo particolarmente ispirante per la scrittura), realizzare oggetti con i più svariati materiali (di riciclo, pelle, perline). E poi ho il pallino del collezionismo: in particolare di gufi (e cugini strigiformi) e di mug (le tazzone usate per bere tè e tisane, che consumo in quantità).

Qual è il genere letterario che più degli altri cattura il tuo interesse?

Potrei dire che prediligo fantasy e romanzi storici, ma di norma tendo a non farmi mancar nulla e passo senza patemi a “gialli” (in tutte le sfumature), fantascienza, horror ecc. ecc. Naturalmente non solo libri, ma anche fumetti (principalmente di casa Bonelli). Come per il cinema mi piace spaziare tra i generi e assaggiare un po' di tutto. Questo non significa che apprezzi indistintamente qualsiasi cosa, ma che per me una storia può esser buona a prescindere dal “genere”.

E quello che invece non ti esalta affatto?

Più di un genere potrei dire che è il modo di scrivere che può non incontrare il mio apprezzamento. Detesto gli stereotipi da spot pubblicitario, con mamme che paiono appena uscite dal coiffeur per pulire i pavimenti, bimbi belli-sorridenti-ubbidienti, mariti invariabilmente amabili e premurosi. Secondo me una storia, quale che sia il filone cui appartiene, deve essere credibile. E la credibilità parte da personaggi accurati, “umani”, a tutto tondo, con le stesse problematiche, dubbi, idiosincrasie in cui ci imbattiamo quotidianamente nel nostro vissuto. Intorno a figure che “bucano” la carta acquistando vita propria, la storia acquisisce giocoforza spessore, indipendentemente dal “genere” in cui è declinata e dal tipo di “missione” che spetta ai protagonisti.

Dalla presentazione del libro “Gli Enigmi dell’Aquila” così come riportata sul sito dell’Associazione Culturale le Cinque Stagioni, editore del volume, si legge: “Correva l’anno del Signore 835”.
Una data piuttosto precisa. Da cosa nasce questa scelta?


Quando partì l'idea di quello che doveva essere un raccontino epistolare, da condividere con un nostro amico lontano per un dottorato all'estero, ognuno di noi si inventò una sorta di alter-ego letterario, che avrebbe dovuto interagire con gli altri. Caso (?) volle che i nostri pupilli fossero tutti collocabili agevolmente in un'ambientazione di tipo fantasy. Potevamo optare per un mondo immaginario, come spesso accade per questo tipo di letteratura, ma poi, una sera, ancora agli inizi di questa avventura “scrittoria”, chiacchierando intorno al tavolo del mah-jong ci venne un'illuminazione: perché non scegliere una collocazione reale? Amiamo la storia, in particolare il periodo medievale, e il territorio italiano è così ricco di miti, tradizioni e leggende che sembrava lo scenario ideale per una storia fantastica. Occorreva un periodo meno documentato di altri, che ci lasciasse sufficientemente agio per inventare senza snaturare il contesto.

“Ordine e Chaos decidono di giocarsi a scacchi le sorti degli uomini”. Una prospettiva piuttosto inquietante, direi. Ma nello specifico vengono coinvolti cinque ragazzi. Come descriveresti ciascuno di essi?

Andiamo in ordine di apparizione.

Eithne è (o almeno sembra) la causa scatenante di tutta la vicenda. In lei convivono la natura umana e quella elfica, ed è soprattutto la seconda a causarle non pochi grattacapi. E' capace di fare cose che normalmente sono precluse agli umani e questo la rende una diversa, guardata con un misto di timore e sospetto. Questo l'ha spinta a vivere isolata dalla comunità umana, fino al giorno in cui “galeotto fu il libro...”

Puuhc è un giovane allevatore di Mohtmoll, creature simili per mole e aspetto a potenti draghi, ma con un'indole decisamente mite e tutt'altro che aggressiva. Questo, almeno, è quanto rammenta di sé. Invero la sua memoria è alquanto lacunosa e, quando si troverà suo malgrado catapultato in un mondo che gli è estraneo, impegnato nel tentativo di ritrovare la strada di casa, sul suo passato emergeranno non poche sorprese.

Siniava, giramondo, ladro, spaccone, donnaiolo... Sembra che non ci sia nulla che questo affascinante principe infernale a zonzo per la dimensione umana prenda realmente sul serio. Eppure, sotto sotto (neppure così tanto), dietro alla maschera scanzonata di eterno scavezzacollo si nasconde quello che può essere, a seconda dei casi, un avversario temibile, tanto con la magia che con la spada, o un compagno di impagabile lealtà... e di mano lesta.

Xédra è un'amadriade, ovvero una ninfa dei boschi. Per certi aspetti è probabilmente lei il personaggio che, almeno sino all'inizio dell'avventura, ha avuto l'esistenza più “normale”, vivendo nel sicuro affetto di una famiglia tutta al femminile. Così questa personcina minuta e caparbia non manca mai di mostrare un carattere forte, ottimista e combattivo (è una formidabile arciera).

Giovanni (al secolo Joan) è l'unico membro di razza totalmente umana del gruppo. E' un diacono cristiano e la sua fede adamantina, oltre alla sua pazienza, dovrà sostenere non poche prove. Anche “lui” ha comunque il suo passato misterioso, visto che sotto le spoglie maschili si cela la futura papessa Giovanna.

Per concludere, questi cinque eroi per caso, che a dispetto di tutte le iniziali inconciliabilità diventeranno un manipolo indissolubile, a prescindere dalla loro natura più o meno magica, sono decisamente e profondamente “umani”. Avranno anche poteri fuori dall'ordinario, ma questo non li rende immuni a dubbi e incertezze come tutti. Per questo credo diventi molto facile identificarsi con loro.

Quali sono le regole da seguire per scrivere in maniera efficace un romanzo a più mani?

Parto con una piccola premessa. La scrittura professionale è di per sé un lavoro collettivo, anche quando ufficialmente l'autore è uno soltanto. E' normale che chi scrive sia affiancato da collaboratori con le più svariate mansioni: ricercatori, redattori, editor. Il peso di queste figure è variabile da autore ad autore, ma comunque esiste. Perché è indispensabile avere un occhio esterno al proprio per limare le asperità del testo, le incongruenze, punti poco chiari, per non parlare dei più banali errori di battitura, che a forza di star sopra al proprio elaborato non si vedono più. Inoltre è utile per valutare l'effetto del proprio pezzo su un lettore esterno a sé stessi.

Scrivere in più persone, da questo punto di vista, è stato di grande aiuto, poiché ognuno di noi aveva in immediato il riscontro di altri lettori, che di volta in volta potevano fornire a caldo critiche, commenti, nuovi spunti.
Le regole? Prima di tutto per scrivere insieme ci vuole una certa intesa iniziale. Non è molto costruttivo far “coabitare” nel medesimo romanzo autori che hanno una visione diametralmente opposta della scrittura. Ma quando la tendenza è l'essere complementari, la collaborazione di più mani e teste può essere decisamente stimolante.
Il numero ideale potrebbe essere di tre, quattro persone. Oltre diventa davvero laborioso per un romanzo organico, a meno di non scegliere una specie di “scrittura corale” (l'ho sperimentato con un gruppo di scrittura che tengo a Ravenna).
Ogni singolo autore deve disporre di solida autostima, moderata da santa pazienza e modestia. In pratica non bisogna prendere i commenti dei propri colleghi di penna come attacchi personali. Nella scrittura, come in tutte le cose, non si finisce mai di imparare e il modo migliore per farlo è proprio col confronto. Se il nostro coautore ci fa un appunto motivato, non è il caso di cadere in crisi depressiva o inalberarsi come un drago cui sia stata calpestata la coda: riflettiamo sul commento e quasi sempre scopriremo uno spunto per migliorarci.
Altra dote importante è la flessibilità. Fino al giorno in cui finalmente il manoscritto non diverrà libro, il testo è una sostanza liquida, che necessita di essere bene amalgamata per essere “uniformata”: è normale che persone diverse scrivano in modo diverso, ma lavorandoci su si imparerà a sintonizzarsi e completarsi. Quando la vostra miglior amica non saprà più distinguere chi ha scritto cosa, direi che si è a buon punto.

Come deve essere la tua atmosfera ideale per la scrittura?

Probabilmente molto vicina alla mia personale idea di paradiso in terra. Stanza tranquilla e luminosa che si affaccia su una località amena, con generi di conforto (leggi dolcetti, tisane e succhi di frutta) a portata di mano e musica diffusa. D'inverno ci vedrei pure un caminetto acceso e un micio o due acciambellati sui piedi.

Di fatto io non dispongo di questo angolo di Eden. Così finisco per scrivere come e dove capita: sul portatile mentre in tv passa Vespa coi suoi ospiti starnazzanti, alla fermata del treno, su una panchina al parco, sotto all'ombrellone in spiaggia, in fila all'ufficio postale, su quaderni o fogli di fortuna recuperati sul posto (un volantino col retro in bianco si pesca ovunque: è incredibile quanta carta si consumi in questa era informatizzata che, solo in teoria, avrebbe dovuto calmierarne l'uso!)

In una parola, cosa significa per te “scrivere”?

Direi che è come respirare: non posso farne a meno. Magari ci sono quei periodi di apparente pigrizia o stacco forzato, in cui la penna sosta per cause varie. Anche se in realtà finisco per scrivere qualcosa quotidianamente (E-mail, qualche commento su un blog o su un forum) lo scrivere storie non è ancora il mio mestiere principale, quindi è destino riservarlo ai ritagli di tempo libero, che non sono mai tantissimi. Ma comunque dentro la mia testa, si lavora, si crea, si smonta, si lima quello che poi, alla prima occasione, diventerà un testo scritto. Quindi, se mi vedete con lo sguardo perso in un punto che vedo solo io, anche se non sembra, probabilmente sto scrivendo.

Come scrivi? Di getto, stilando una scaletta degli eventi… o in altri modi?

La buona regola sarebbe stilare una bella scaletta per non uscire dal seminato, come insegnano a scuola. Ebbene, devo confessare una cosa: quando negli anni scolastici scrivevo i temi e l'insegnante chiedeva espressamente anche l'uso di una scaletta... io la producevo sempre dopo, ricavandola dal tema già scritto.
Quando nel mia testa si insinua uno spunto (la fonte può essere la più disparata e insignificante: un nome, una foto, un fatto di cronaca, una foglia che cade...) la bozza mentale della storia monta velocemente come il caffè nella moka, con i primi personaggi, la linea generale degli eventi, persino un finale.
Nei giorni a seguire “rumino” la bozza, magari inizio a buttarne giù su carta qualche parte (non necessariamente in ordine cronologico). Perché comunque, sempre nella mia testa, l'ordine degli eventi, o dove ho intenzione di collocare quel particolare frammento, lo so già.
Poi magari la storia, o la parte che ne è stata scritta, rimane a sonnecchiare dentro una vecchia agenda per giorni, mesi, persino anni. Ad un certo punto capita qualcosa di particolare, e allora vado a ripescarla e a darle una forma definitiva.

La citazione più bella mai letta in un romanzo è…?

Ohi, questa è una domanda tosta! Di libri memorabili ne rammento tanti e all'interno di ciascuno ci sono frasi particolarmente felici. Ma scegliere è cosa dura!
Dunque... diciamo che mi rivolgerò a un paio di letture recenti e a quella scelta per l'apertura de Gli Enigmi dell'Aquila.

“Ogni libro dovrebbe cominciare con una pagina vuota (... ) Meglio se scura: rosso scuro, blu scuro, a seconda del colore della copertina. Quando apri il libro, è come se fossi a teatro. Il sipario copre il palcoscenico. Tu lo tiri da parte e ha inizio la rappresentazione.” - Cuore d'Inchiostro di Cornelia Funke, un libro e un film che ogni autore e lettore dovrebbe conoscere.

"E' novembre, l'uomo sente calare la saracinesca dell'inverno: Nelle notti che il vento strappa dalle radici gli alberi più esposti, la pietra e il legno della capanna si sfregano tra loro e mandano una nenia. Il fuoco schiocca baci di conforto. L'aspro di fuori dà spallate, ma la fiamma accesa tiene insieme legno e pietra. Finché brilla nel buio, la stanza è una fortezza. E c'è pure l'armonica per dare sulla voce alla tempesta" – Il peso della farfalla di Erri de Luca, una prosa incisiva e nitida come il profilo dei monti stagliato contro un cielo sgombro di nubi.

“I rebus facili li lascio ai bambini. Quello che ci vuole per me è l'enigma indecifrabile per decifrarlo, la lotta per mostrare la mia forza, l'ostacolo per vincerlo” - Le crime d'Orcival di Emile Gaboriau – Perché portare a compimento Gli Enigmi dell'Aquila è stata una sfida di questo genere... per usare un delicato eufemismo.

Hai dei consigli da dare a tutti gli aspiranti scrittori che stanno leggendo quest’intervista?

Se per aspiranti scrittori intendi persone che intendono arrivare alla pubblicazione, posso solo dire che ci vuole la pazienza di Giobbe, il coraggio di una leonessa e la tenacia di un Rotweiller per arrivare a un qualche risultato. E aggiungiamoci pure una generosa dose di follia e masochismo.
Perché se scrivere è di per sé bellissimo, esaltante, probabilmente una delle attività che ci rende più simili a una divinità (siamo creatori di mondi ed esistenze, scusate se è poco!) il dopo richiede una costanza che solo chi possiede le doti sopra elencate, secondo me, può decidere coscientemente di affrontare.
Il panorama editoriale brulica della fauna più svariata, spesso munita di lunghi denti e rapaci artigli. Gli aspiranti autori sono tanti e numerosi sono gli individui pronti a sfruttare una legittima aspirazione per lucrarci in maniera poco onesta.
Si va dai pseudo agenti letterari che vantano inesistenti contatti a editori che non si capisce come possano fregiarsi di questo nome, poiché pubblicano qualsiasi cosa senza rimorsi, se solo sono remunerati per farlo (a questo scopo basta un più economico servizio di Print On Demand).

In ogni caso, ammettiamo che abbiate trovato un editore puro, serio, che sia disposto a pubblicarvi perché gli piace il vostro lavoro e non vi chieda denaro per farlo (tra i piccoli editori esistono gli squali, ma anche persone di impagabile intuito e capacità), rimane lo scoglio distribuzione. Un piccolo editore non ha accesso a tutte le librerie, come una Mondadori, un'Einaudi ecc ecc.
Il vostro libro può essere regolarmente pubblicato da una vicina casa editrice, dotato del codice ISBN, insomma avere tutti i crismi del caso... e non essere rintracciabile da Rimini a Ravenna (entro il raggio di una sessantina di chilometri, per capirci) perché non abita nel catalogo del distributore della grande libreria (mi è successo).

Siamo ottimisti. Il vostro libro guadagna gli onori di uno scaffale. Siete davvero convinti che basti questo a renderlo l'oggetto del desiderio di un lettore più o meno occasionale, con tutte le strenne più ampiamente pubblicizzate su riviste e salotti televisivi? Ogni anno circa un terzo dei libri finiti in libreria non vende neanche una copia.

Se pensate che scrivere un libro improvvisamente possa rendervi ricchi e/o cambiarvi la vita, mettetevi il cuore in pace. Questi miracoli capitano con la frequenza di una vincita milionaria alla lotteria, quindi inutile farci affidamento.
Se volete che il vostro libro arrivi al pubblico, sappiate che la stesura è stata la parte divertente: dopo preparatevi a pedalare. Ci sono le fiere, le mostre, le presentazioni, i blog, i forum... Questi sono i più elementari strumenti per chi vuole promuoversi. Bisogna avere tempo, un minimo di disponibilità economica per i trasbordi e resistenza.
Mai gironzolato tanto per l'Italia come da quando è uscito il mio libro.

Non voglio scoraggiare nessuno, ma solo spiegare come stanno le cose per l'esperienza che ho avuto.
Non basta scrivere bene per ottenere qualcosa. Ci vuole tanto lavoro accessorio per raccogliere qualche frutto, esattamente come una gara di atletica richiede tanto lavoro preparatorio.

Personalmente dopo esperienze assortite di vario genere, spesso poco edificanti, nonché per considerazioni prettamente più tecniche, mi sono risolta a rivolgermi al PoD. Francamente non me ne pento.


Grazie per averci concesso parte del tuo tempo! A presto!

Grazie a te per aver prestato ascolto alle mie chiacchiere. E auguri di Buon Anno a te e a tutti i visitatori del sito ^_^
 
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Iaco93
view post Posted on 9/1/2010, 17:05




bella, complimenti a Mario e alla Nostra Ospite
 
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niji707
view post Posted on 9/1/2010, 18:34




bell'intervista, interessante la scelta del periodo storico, ben motivata, come tutte le risposte! una curiosità: non ho capito in quanti avete scritto il libro... :P
comunque dev'essere stata una bella avventura :D complimenti!!
 
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Isabel Sheehan
view post Posted on 9/1/2010, 22:13




In pratica siamo 4 autori effettivi, per questo primo episodio. La nostra redattrice ci ha dato supporto nella revisione. :D
 
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niji707
view post Posted on 9/1/2010, 23:25




apperò!! all'inizio ho pensato che foste 5 come i personaggi... però effettivamente hai parlato dei vostri "pupilli"... ognuno ne "controllava" uno? un po' come ne "il giglio nero", credo...
e... visto che parli di "primo capitolo", la storia si conclude o si suddivide in più volumi futuri?
 
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Isabel Sheehan
view post Posted on 9/1/2010, 23:36




Non esattamente. Ognuno di noi ha inventato un personaggio (con l'eccezione dell'"anima" più esuberante di Isabel, che di "creature" ne ha proposte due).
Il "controllo" di ciascuno, però, è stato da subito condiviso. Avevamo una sorta di traccia biografica cui appoggiarci... ma in breve è diventato semplice calarsi di volta in volta nei panni dei nostri eroi, pensare "no, questo lei/lui non lo direbbe mai" oppure "sì, questo è proprio degno del suo carattere" ;)

Uno dei nostri autori, poi, non si è limitato alla parte letteraria.
Opera sua è pure la copertina :D
 
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Isabel Sheehan
view post Posted on 28/2/2011, 02:14




A proposito. E' ora disponibile la terza ristampa del libro, per chi non avesse ancora avuto occasione di procurarsene una copia :D
 
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mpblack
view post Posted on 28/2/2011, 20:54




Bella intervista! Grazie per avermi fatto conoscera questa autrice, di cui non ho ancora avuto modo di leggere nulla. Ma mi rifarò! :wub:
 
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Isabel Sheehan
view post Posted on 1/3/2011, 02:07




Tutto merito di Mario :D
 
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Gabriele_Sorre
view post Posted on 28/1/2012, 22:32




Un'intervista molto interessante. Complimenti ad entrambi!
 
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view post Posted on 27/6/2016, 16:52
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10 replies since 9/1/2010, 16:41   560 views
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