INTERVISTA A LUCA CENTIAUTORE DE IL SILENZIO DI LENTH - PIEMME EDIZIONI***
Salve! Benvenuto nel THE FANTASY WORLD! Visto che sei giovane e anche registrato sul nostro forum, mi permetto di darti del tu.
Dunque, ti lascio la parola: come ti descriveresti? Ciao a tutti!
Sai che è difficile questa prima domanda? Non ho mai pensato a descrivermi, anche perché rischierei di essere poco obiettivo. Mettiamola così, sono l’insicurezza fatta persona, uno che si fa tanti problemi per niente, che si sforza invano di vedere il bicchiere mezzo pieno. Che posso farci se per me quel bicchiere è sempre mezzo vuoto? Dalla mia però ho una grande determinazione, quando mi metto in testa una cosa cerco sempre di raggiungerla!
Dove vivi e come trascorri la tua giornata tipo?Fino ad Aprile vivevo a L’Aquila, ma dopo il terremoto mi sono trasferito sulla costa adriatica assieme alla mia famiglia. Per fortuna è un disagio temporaneo, a breve tornerò alla mia routine. Routine che è abbastanza semplice in effetti: mi sveglio, porto Lucky fuori - un barboncino molto furbo! - e mi divido poi tra una lezione e l’altra all’università. Scrivo principalmente di sera, fino a notte fonda; alle volte riesco anche nel pomeriggio, ma l’ispirazione vera e propria mi viene sempre dopo il tramonto. Con somma gioia di mio fratello che mi sente rileggere ad alta voce fino alle 4 di mattina!
Hai degli hobby particolari?Be’, la scrittura ovviamente. Non solo romanzi, ma anche canzoni. Per un po’ di tempo ho anche cantato in un gruppo, una passione che mi porto dietro da quando ero piccolo e facevo parte di un coro. Poi c’è la lettura. Leggo di tutto, romanzi, saggi, riviste, manga… soprattutto gli ultimi. Adoro le produzioni giapponesi, compresi anche gli splendidi anime che qui in Italia - ahimè - vengono sottovalutati.
Quando e come hai scoperto la passione per la scrittura?L’ho scoperta per caso. Era il quarto anno delle superiori se non ricordo male e durante le lezioni di matematica - quanto l’ho odiata! - mi divertivo a scribacchiare sul quaderno decine di storie diverse. Tanti personaggi che sono poi confluiti ne “Il Silenzio di Lenth”. Per essere proprio onestissimi, il mio primo approccio con la storia di Lenth fu diverso… avevo in mente di realizzare un manga col mio vicino di banco. Ce la cavavamo entrambi col disegno e avevamo questo assurdo progetto. Poi, per forza di cose, è andato tutto a monte, ma Lenth continuava a chiamarmi. E alla fine l’ho ascoltato, mettendolo per iscritto.
E perché proprio il Fantasy?E’ stata una scelta spontanea. Avevo in mente tanti personaggi diversi, tanti percorsi individuali che volevo si incrociassero. Il fantasy offre molti spunti di riflessione, sebbene sia un genere insidioso perché pieno di luoghi comuni. Io ho provato ad inserirli quasi tutti nel romanzo, nel tentativo di rielaborarli e ritrovarmi davanti qualcosa di nuovo. Se ci sono riuscito fatemelo sapere!
Qual è il tema portante del tuo romanzo? Il filo logico che tesse le vicende narrate? Il destino, una tematica che mi sta molto a cuore. Ogni personaggio ha un rapporto diverso col fato; c’è Windaw che lo rifiuta ma che ne è segretamente attratto perché odia le persone tra cui è cresciuto, Lea che ne è spaventata, il Guardiano che ne è invece sedotto perché vede in esso speranza. E poi c’è Zoria. Zoria è l’emblema del destino, uno dei primi personaggi che ho creato; lei sente attrazione e repulsione per il fato. La spaventa, la intriga, le suscita svariati stati d’animo, e alla fine… be’, questo non posso dirvelo!
Quanto ti somigliano i tuoi personaggi?Io credevo che solamente il Windaw dei primi capitoli mi somigliasse, ma i miei amici, leggendo il romanzo, mi hanno fatto notare che c’è del mio in tutti i personaggi. E hanno ragione! L’esempio lampante che è davvero difficile astrarsi da ciò che si è scritto, analizzare il tutto con distacco.
Come trovi l’ispirazione per costruire i tuoi mondi fantastici?Da tutto e da niente. Nel senso che l’idea di base spunta da sola, nei momenti più impensabili. Poi bisogna lavorarla, limarla, aggiungere e - purtroppo - togliere. Il risultato finale è spesso diverso dal pensiero iniziale. Questo perché l’ispirazione può arrivare anche alla vista di un tramonto o di un viale alberato. Spesso infatti cerco online immagini paesaggistiche, foto che mi trasmettano qualcosa. Credo sia uno dei modi per iniziare a scrivere; c’è chi preferisce partire da una tematica, chi da un personaggio e chi dall’ambientazione.
Cosa deve avere un fantasy, secondo te, per presentare una storia coerente e credibile (nei limiti del genere, ovviamente)? Sembrerà una risposta scema ma chi scrive fantasy deve avere fantasia. Oltre ad usare i soliti cliché - armi dall’antico potere, profezie del passato e manufatti magici - devono essere curati gli elementi di contorno. Da lettore io non amo le cose inserite a caso. C’è la magia? Allora voglio sapere da dove viene, come può essere usata, ha dei limiti? Non mi accontento della risposta “la magia c’è perché ci sta bene”. Penso che sia anche una mancanza di rispetto verso noi e voi lettori, non credi?
In effetti è un'ottima considerazione. Bé, il Fantasy è anche sogno, estraneazione. Scrivi per estraniarti o c’è dell’altro? Ebbene sì, scrivere mi distrae, mi fa fuggire dalla quotidianità. Ma è anche un modo per affrontarla, per interpretarla. Sai, la cosa stranissima è che spesso ho risolto dei problemi personali proprio tramite i miei personaggi. Senza volerlo avevo riversato su di loro i miei dilemmi e ognuno di essi, con una sua voce e con le sue parole, mi ha dato la soluzione! Ora che ci ripenso la cosa sembra preoccupante…
Quali sono le tue tecniche di scrittura? Cominci con una scaletta degli eventi o di getto?Il mio metodo è veramente strano, tanto che neppure io lo conosco del tutto. Prima scrivo di getto l’idea che mi ha colpito, il guizzo creativo che ho paura di lasciarmi scappare. Poi costruisco attorno il resto. E qui entra in ballo la scaletta, che più di una volta mi ha salvato dal fare un disastro. E’ però una scaletta molto flessibile; se sento che un personaggio deve comportarsi diversamente da quanto concordato, non mi faccio problemi a stravolgere il tutto. Anzi! Vuol dire che il personaggio è talmente “reale” da puntare i piedi e riprendersi ciò che gli spetta di diritto.
E la tua atmosfera ideale (da solo o in compagnia; di giorno o di sera; ascoltando musica o in silenzio…)? Scrivo da solo, fino a notte inoltrata. Forse non dovrei, ma spesso alle 2 del mattino ho selezionato delle tracce musicali per aiutarmi a scrivere. Credo di aver svegliato tutti in casa in effetti… però ne è valsa la pena! La musica dà la cadenza giusta alle parole, specie quando magari devo descrivere combattimenti e battaglie e muoio dal sonno. Lì la sola cosa da fare e metter su un bel pezzo sostenuto e gridare a squarciagola mentre si digita sulla tastiera. Credo che la mia famiglia mi detesti per questo!
Quanto tempo hai impiegato per scrivere IL SILENZIO DI LENTH?L’ho scritto in quattro mesi, ma l’elaborazione e lo sviluppo della storia mi ha preso quasi un anno. Questo perché è il primo volume di una trilogia, quindi ho dovuto svolgere un doppio compito: dare una chiusura a “Il silenzio di Lenth” per non lasciare i lettori con l’amaro in bocca - non troppo almeno! - e gettare le basi per il seguito. E di basi ce ne sono davvero tante; nuovi personaggi, nuove storie. Sono un amante della coerenza narrativa, ogni tassello per me, anche quello più insignificante, deve incastrarsi col resto del puzzle.
Hai dei consigli da dare agli aspiranti scrittori che stanno leggendo quest’intervista?Forse è anche questo un luogo comune, ma secondo me dovete leggere. Ragazzi, non serve che ve lo dica io, no? Molti di voi divoreranno di sicuro libri su libri e quanti non ne aprono uno da mesi… be’, la risposta l’avete a portata di mano. Inutile dire che vi auguro un mega in bocca al lupo!
(Crepiiii!!!!!^^) E allora passiamo alla domanda di rito che interesserà tutti coloro che hanno un manoscritto nel cassetto
Dunque, Luca Centi è al suo esordio letterario con IL SILENZIO DI LENTH, edito da Piemme. È stato difficile farsi accettare dalla grande editoria? Quanto hai dovuto attendere per ricevere una risposta alla tua proposta di pubblicazione e soprattutto, come ti sei avvicinato alla casa editrice? Il mio percorso è stato semplice a dire il vero, forse anche per merito della fortuna. Inviai i primi capitoli del romanzo, più sinossi, ad ottobre ed ottenni la prima risposta a gennaio. Mi venne chiesto di inviare il resto del romanzo. Ovviamente lo feci e attesi altri quattro mesi. A giugno mi arrivò la telefonata di quella che sarebbe diventata la mia editor - a cui devo la realizzazione di questo sogno - e ricevetti la bella risposta. Quindi il mio percorso non è stato costellato di lettere di rifiuto, una fortuna che a molti è negata. Leggo spesso di proposte di pubblicazione a pagamento e davvero, non capisco come si faccia a speculare sulle aspirazioni altrui. Certo, ci sono anche editori a pagamento che valorizzano gli esordienti, ma per tutti gli altri: ragazzi, non lasciatevi ingannare, eh! Leggete sempre attentamente prima di firmare qualcosa!
Qual è il tuo autore preferito?Anne Rice, indubbiamente. Ha uno stile che col fantasy puro ha poco a che fare, ma è sensazionale. La sua scrittura barocca, gli spunti di riflessione che offrono i suoi romanzi… veri capolavori secondo me.
E il genere di libri che non riscontrano il tuo interesse?I thriller e i noir. Da piccolo leggevo moltissimi romanzi gialli, dalla Christie a Conan Doyle, ma mi sono sempre fermato lì. Mi attraggono più le trovate cervellotiche alla “Detective Conan” che sparatorie e inseguimenti.
Cosa significa, per te, scrivere?Scrivere è passione, riflessione, sfogo, creatività. E tanto altro ancora. Chi scrive lo sa bene, non appena si digitano le prime parole sulla tastiera, si viene risucchiati altrove, là dove lo scorrere del tempo non significa niente. Quante volte ho passato ore davanti al pc senza neppure accorgermene!
Quali sono a tuo parere gli ingredienti giusti per diventare un bravo scrittore?Tre cucchiai di lettura, due di passione, uno di creatività e un pizzico di pazienza. Quest’ultima poi non deve mancare mai! Ovvio poi che gli ingredienti succitati vanno mescolati a fuoco lento e uniti ad un bel bicchiere di originalità!
Hai nuovi progetti in cantiere? Puoi svelarci in esclusiva delle news?Molte idee, niente di concreto al momento. Sto scrivendo il seguito de “Il Silenzio di Lenth”, che sarà abbastanza strano a livello di storia; inoltre sto abbozzando una specie di romanzo “alternativo”, che riguarda il fantasy ma… anche altro. Vorrei poter dire di più, ma sono molto scaramantico!
Grazie per averci concesso quest’intervista! A presto!Grazie a voi!