Intervista a MARCO DAVIDE, Autore della Trilogia di Lothar Basler, Armando Curcio Editore

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Mariodm93
view post Posted on 27/1/2009, 18:00




Intervista a MARCO DAVIDE
Autore della Trilogia di Lothar Basler edita da Armando Curcio Editore


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Ci parli un po’ di lei. Come trascorre la sua giornata tipo?

Per mestiere faccio l’ingegnere, sono impiegato nell’ambito dell’Information Technology. La mia giornata tipo, come accade un po’ a tutti, la trascorro proprio al lavoro. Nel week-end e nelle ore serali cerco di dedicare tempo a ciò che m’appassiona. Scrittura compresa, ovviamente.

Quando ha sentito il bisogno di cominciare a scrivere?

Ho sempre letto molto, fin da bambino. Lo stimolo a produrre storie in prima persona è venuta di conseguenza. Certo, da là a pensare di scrivere un intero romanzo, il passo è tutt’altro che breve. Fatti salvi alcuni tentativi sporadici e velleitari, ho deciso di mettermi seriamente a scrivere sul finire del 1997, a valle di un periodo di crescita che s’era lasciato dietro un certo sedimento emotivo. Da lì prende il via la ‘Trilogia di Lothar Basler’.

Come è nata in lei la passione per il genere fantasy?

Ho sempre subito il fascino dell’immaginario medievale, con tutti quei castelli, dame, guitti e cavalieri. La vena fantastica che il fantasy tradizionalmente infonde a questa ambientazione non poteva che intrigarmi. Potrei dire di essere partito dalla ‘Storia Infinita’, se non fosse che non lo considero propriamente fantasy. Allora dico Terry Brooks, con la sua ‘Spada di Shannara’. Da lì sono venuti Tolkien, Howard, Weiss&Hickmann e tutti gli altri.

Quella di Lothar Basler è stata definita una trilogia Fantasy Gotica. Ci spiega la ragione di questa affermazione?

La ‘Trilogia di Lothar Basler’ si basa su un’ambientazione che fa del realismo uno dei suoi cardini. Un’ambientazione dove il fantastico è sottotraccia e dove il quotidiano è fatto di fango nelle strade e brutalità e intolleranza. Qualcosa di molto simile a quel che è stato il nostro Medioevo, poco assonante con gli scintillii ‘heroic’ di altre ambientazioni tradizionali. Ho calcato la mano in proposito, immergendo in uno scenario ricco di ombre personaggi cupi, tormentati, in lotta spesso con loro stessi. La ‘Trilogia di Lothar Basler’ è gotica nello sfondo ma soprattutto nelle tematiche che racconta. Inoltre, non nasconde sin dall’inizio una sfumatura horror che, in parte accantonata nel secondo volume, deflagra in pieno nel terzo, epilogo della narrazione.

Da cosa nasce la sua trilogia? Ha avuto degli ispiratori?

La trilogia nasce dal periodo della mia vita menzionato sopra, e dall’esigenza d’esprimere in qualche modo il suo lascito emotivo. Citare degli ispiratori non è facile. Leggo da così tanti anni, fantasy e non solo, e senza dubbio ciascuno dei romanzi passati per i miei scaffali ha contribuito, più o meno esplicitamente, al bagaglio che mi sono caricato in spalla quando ho deciso d’imbarcarmi nell’avventura della narrazione.

Quanto si somigliano (o diversificano) i primi due libri della trilogia, attualmente editi?

Entrambi condividono l’anima dell’intera saga, fatta di personaggi estremamente umani in termini di sentimenti, emozioni, vizi e virtù, nonché di un’atmosfera cupa, poche preziose luci assediate da una legione di ombre. Il primo svolge il ruolo di macro-prologo, a servizio dei protagonisti e della storia. Il secondo svela i retroscena della storia vera e propria, più ampia di quanto si lascia intendere nel precedente. Inoltre, ne ‘Il Sangue della Terra’ lo sfondo assurge al rango di protagonista aggiunto, col suo scenario di guerra, miseria e pestilenza. Dal punto di vista stilistico, i due romanzi sono coerenti, anche se reputo il secondo più maturo del primo, com’è naturale che sia, soprattutto in considerazione del fatto che ‘La Lama del Dolore’ rappresenta il mio esordio letterario.

E ora la domanda più diretta: come descriverebbe, in sintesi, Lothar Basler?

Un uomo solitario e laconico, crepuscolare. Un uomo logoro, disilluso, impegnato a credersi meno vivo di quanto invece è. Con una certa inclinazione alla teatralità, anche se non l’ammetterebbe mai.

Ci parli un po’ delle sue opere. Quali sono le tematiche fondamentali e come si sviluppano le vicende narrate?

La ‘Trilogia di Lothar Basler’ è, all’osso, una storia di vendetta. Un uomo costretto a tornare sulle orme di un passato che ha cercato di dimenticare. Costretto ad ammettere che l’unica strada percorribile è quella della rappresaglia, della lotta che suo malgrado è obbligato a ingaggiare. Questa la storia introdotta ne ‘La Lama delle Ombre’, cui ‘Il Sangue della Terra’ procura prospettive a più ampio respiro. In essa s’innestano, per caso ma nemmeno tanto, le vicende degli altri personaggi che affiancheranno Lothar nel suo viaggio all’inseguimento dell’oggetto della sua vendetta. Le tematiche fondamentali, pur calate in un contesto immaginario, sono piuttosto attuali: sentimenti d’ogni colore, dall’amore all’odio, dall’amicizia al tradimento, dall’euforia al raccapriccio. E poi disagi sociali veicolati da indigenza, guerre e malattia. Un mondo non così lontano dal nostro, a conti fatti.

Come è solito scegliere i titoli dei suoi romanzi?

A volte viene prima il titolo e poi il romanzo, quasi fosse un traino pronto a rimorchiare la narrazione. Altre volte l’ideazione è posteriore, in funzione di quanto ho raccontato. Questo vale per i titoli globali e, ancor più, per i titoli di cui corredo le parti interne del romanzo (che, finora, sono sempre state due). Di certo, attribuisco ai titoli grande importanza.

Qual è il suo libro preferito?

Ne ho diversi. Di primo acchito, mi verrebbe da dire ‘It’ di S. King. Fra i titoli da leggere assolutamente, aggiungo ‘Dune’, ‘Io Sono Leggenda’, ‘Q’ e ‘Watchmen’ che è un romanzo a tutti gli effetti.

E quello che proprio non sopporta?

Ne ho letti di belli e di brutti, com’è ragionevole che accada. Senza scendere nello specifico, in generale finiscono per non piacermi quei romanzi che non hanno nulla da dire e che poggiano le fondamenta sulle sole risorse commerciali di chi li edita, magari cavalcando l’ultima onda di marketing.

Ha degli hobby particolari? Quali?

Oltre a leggere molto, amo il cinema e mi cimento nel modellismo. Ho una vena ludica piuttosto spiccata (board-game, role-game, war-game) benché abbia sempre meno tempo da dedicarci. Amo il calcio ma pratico altri sport.

Come scrive? In solitudine? Ascoltando musica?

Scrivo nel tempo libero, ovvero soprattutto nelle ore serali e nel week-end. In isolamento, se possibile. Di solito, ascolto musica quando devo affrontare passaggi cruciali, sentiti, sia in fase di prima stesura che di revisione.

Come si è imbattuto nella sua Casa Editrice? Può ritenersi soddisfatto della stessa?

Quando ho deciso di tentare la via della pubblicazione, mi sono informato su quali fossero gli editori italiani con il fantasy in catalogo. La Armando Curcio è una delle case editrici che hanno valutato favorevolmente i manoscritti che ho inviato. E m’hanno offerto un contratto per l’intera trilogia. Ad oggi, mi ritengo soddisfatto della collaborazione, fermo restando che si può e si deve sempre cercare di far meglio. Ma questo vale per me come per l’editore, è un proposito che coinvolge tutti gli attori della recita.

Tra i suoi, qual è il personaggio in cui più si identifica?

Lothar incarna alcuni degli aspetti più in ombra del mio carattere. In parte, è un mio alter-ego oscuro. Ma Lothar è e resta un personaggio estremizzato, segnato dagli eventi. Per cui tendo a identificarmi molto anche negli aspetti umani messi in scena da Mutio.

E quello che meno le assomiglia?

Escludendo Rugni e Moonz, troppo borderline, forse nel freddo cinismo di Thorval, del quale a ogni modo ho imparato col tempo ad apprezzare certi sguardi sul mondo. Thorval è il più coerente della compagnia, in ultima analisi, dote dalla quale tutti abbiamo sempre da imparare.

Cosa pensa dell’odierno panorama letterario italiano?

In generale, che c’è del buono e del meno buono. Riguardo al fantasy, idem. Una risposta ovvia ma in fondo ragionevole, se si ha un’idea minima del crogiolo di proposte che ogni mese salgono in ribalta. Tornando al fantasy, il movimento in Italia è piuttosto giovane. Tanti esordienti e tanta esperienza da fare. Io, come lettore e come scrittore, cerco di fornire il mio contributo. Ho letto diversi romanzi e la notizia migliore che ne ho ricavato è che ce n’è di tutto un po’. Per tematiche, stili, ambientazioni, il fantasy italiano si propone in maniera eterogenea. Anche i risultati sono difformi. Ma le prospettive davvero non mancano, c’è da maturare e da godere dei frutti che, non dubito, raccoglieremo già dal prossimo futuro.

Può anticiparci delle news circa i suoi prossimi “progetti in cantiere”?

Attualmente sto lavorando alla revisione del terzo volume della ‘Trilogia di Lothar Basler’. L’ennesima e, presumibilmente, l’ultima prima di metterlo nelle mani dell’Editore (l’uscita è comunque pronosticabile per gli ultimi mesi del 2009). Nel frattempo, sto lavorando a una nuova trilogia che condividerà con questa l’ambientazione e che, pur sviluppando una storia a se stante, vi affonderà le radici.

Crede di continuare con il genere fantasy o di tentare anche altre strade?

Piacerebbe saperlo anche a me. Seriamente, non mi precludo alcuna strada, ma al momento non ho progetti in cantiere al di fuori del fantasy. Di fatto, considero questo genere un contenitore nel quale poter mescolare archetipi e stilemi tipici di altre sfere letterarie (purché il contesto rimanga fantasy per davvero). La stessa storia di Lothar, in fondo, di vendetta e dolore e amore e amicizia conserva uno spirito universale che avrei potuto incarnare in uno scenario moderno, noir, rosa, western o quel che vi pare.

Ha mai avuto contatti diretti con altri scrittori?

Uno degli aspetti più piacevoli dell’essere edito, è stato quello di entrare fisiologicamente in contatto con altri colleghi, soprattutto tramite la rete.

Ha mai illustrato consigli editoriali a chi sta muovendo i primi passi nel mondo della scrittura e della pubblicazione ad essa correlata?

Mi è capitato di essere contattato in cerca di consigli. Quando ho potuto, in tutta umiltà, ho provato a darne.

Se la sente di fare un appello a tutti coloro che hanno un libro nel cassetto pronto per la pubblicazione?

Coltivate la passione per la scrittura e il sogno della pubblicazione, senza confondere le questioni. I sogni sono fatti per avverarsi raramente: è giusto crederci, molto meno farsi frustrare dall’aspettativa delusa. Provateci con entusiasmo. Ma non lasciate mai (mai) che la voglia di mettere la penna sul foglio venga asfissiata dagli eventuali insuccessi.

Cosa significa per lei essere uno scrittore?

Scrivere. E non s’inganni di ritiene la risposta banale. Essere pubblicati sposta il concetto in maniera relativa. Nel suo nocciolo, non lo sposta affatto. Implicitamente, ho cercato di rispondere nella domanda di sopra. Ero uno scrittore prima, lo sono adesso. Come tanti, pubblicati o meno.

Grazie per averci concesso quest’intervista! A presto!

Grazie a voi.
 
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mpblack
view post Posted on 27/1/2009, 18:03




Complimenti, Mario, davvero....!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! :P E complimenti all'autore! :woot:
 
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niji707
view post Posted on 27/1/2009, 18:04




Interessantissima intervista!! C'entra qualcosa una collaborazione con i ragazzi di Asterion per delle illustrazioni, vero? mi sembra di aver preso un volantino a proposito, a Lucca Comics...
 
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Angela1993
view post Posted on 27/1/2009, 18:20




Complimenti! Molto interessante :)
 
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view post Posted on 31/5/2016, 09:14
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