Intervista a SEAN MACMALCOM, Autore di Midda’s Chronicles - Volume Primo / Il tempio nella palude (e altre storie) - Lulu.com

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Mariodm93
view post Posted on 6/3/2009, 13:18




Intervista a Sean MacMalcom,
autore di Midda’s Chronicles - Volume Primo / Il tempio nella palude (e altre storie) - Lulu.com


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***


Salve Sean! Essendo ormai un frequentatore del nostro forum, ci permettiamo di darti del tu :)
Anzitutto, MacMalcom è uno pseudonimo, no? Chi si nasconde dietro Sean, e soprattutto, come nasce Sean?


Ciao a te e grazie per l’invito rivoltomi!
Err… posso dire che mi ritrovo già in difficoltà alla prima domanda o ci faccio brutta figura?!
Provo comunque a rispondere… sperando di non fare troppa confusione.
“Sean MacMalcom” è, come hai giustamente intuito, uno pseudonimo: sono nato e cresciuto a Milano, da padre siculo e madre lombarda-veneta e, all’anagrafe, risulto essere registrato con un nome ed un cognome decisamente più italiani di questo. Quando, nel gennaio 2008, ho deciso di iniziare una nuova avventura letteraria, in effetti senza neanche immaginare di poter riuscire a proseguire come ancora sto facendo, un po’ per timidezza, un po’ per non rischiare di essere giudicato quale persona prima ancora che quale autore, dato che la mia vita in internet non era mai stata indolente anche prima di allora, ho voluto in parte nascondermi dietro a tale nome.
In verità, comunque, praticamente tutti quelli che mi conoscevano hanno sempre avuto conoscenza in merito ai danni che stavo combinando, in molti, addirittura, dando vita insieme a me al progetto New Wave Novelers all’interno del quale è inserito anche il mio lavoro, e, per questo, la vera identità di Sean MacMalcom è stata un po’ un segreto di pulcinella. Però il nome mi piace e, a questo punto, non vedo sinceramente ragione per cambiarlo.

Parlaci un po’ di te. Come trascorri la tua giornata tipo?

Beh… sinceramente non faccio nulla di speciale, niente di diverso da qualsiasi persona normale.
Usualmente mi sveglio verso le undici, dopo aver trascorso la notte a scrivere, proseguendo praticamente sempre fino all’alba. Dopo essermi alzato, ammetto un po’ pigramente, faccio la doccia insieme alla mia compagna (da cui ho tratto ovviamente ispirazione per la protagonista del mio libro). A quel punto indosso la mia vestaglia di seta per andare a fare colazione in terrazza, dove mi informo sui fatti del giorno leggendo almeno tre diversi quotidiani prima di fare un saluto telefonico a mia madre ed al mio agente…
… boom!!! Che “banfone” che sono!
Stavo ovviamente scherzando. Perdona lo slancio di fantasia: ora, prometto, torno serio!
La mia giornata trascorre, davvero, in maniera assolutamente normale, per nulla appassionante. Sulle note di Bring me to life, prima avevo (I Can’t Get No) Satisfaction, mi sveglio e vado al lavoro percorrendo la tangenziale e, pertanto, cercando di sopravvivere alla stessa. Dopo di che passo la mia giornata impegnandomi nel tentativo di sviluppare la coscienza di robottoni medicali, affinché non si mettano a fare la roulette russa con i campioni di sangue dei pazienti, ed a sera torno a casa, affrontando nuovamente la giungla del traffico. A quel punto posso finalmente rilassarmi, godendomi qualche telefilm, ultimamente Stargate: SG-1 alternato a Stargate: Atlantis, prima ancora invece era Quantum Leap, e poi mi metto a scrivere fino a quando non crollo moribondo sulla tastiera.
Sigh… era molto meglio la prima versione, vero?

Hai degli hobby particolari, oltre alla scrittura?

Mi diletto da anni a disegnare, da autodidatta, senza pretese di sorta. Poi amo anche leggere, libri e fumetti, e creare siti internet per uso personale o per amici.
Ammetto, però, che da quando ho iniziato questa mia ultima avventura letteraria, nell’impegno quotidiano derivante dall’aver voluto rispolverare il feuilleton, ed il lavoro, necessario alla sopravvivenza, ho dovuto purtroppo praticamente abbandonare qualsiasi altro interesse, con mio rammarico. Ormai la mia vita si divide, letteralmente, fra il lavoro e la scrittura e non so se questo possa essere considerato come qualcosa di buono…

Quando hai sentito il bisogno di cominciare a scrivere?

P.G. Wodehouse scrisse: “Tutto quello che c'è di divertente nella vita o è immorale o illegale o fa ingrassare.”
Per me scrivere è l’eccezione a tale regola, proponendosi quale un divertimento ben lontano dall’essere immorale, illegale o dal far ingrassare. Scrivo per divertirmi, l’ho sempre fatto e spero che continuerò a farlo per sempre, dove se così non fosse sarebbe meglio che io smettessi di farlo per dedicarmi ad altro.
In ciò, la prima volta occasione che ho avuto per scrivere, nella necessità di svagarmi, è stato durante un periodo di influenza in età infantile, alle elementari se non erro, nel corso del quale mi ritrovai costretto a letto per diversi giorni e, per passare il tempo, mi impossessai della Valentine Olivetti di mia madre, tentando di scatenare il mio estro in qualcosa di senso compiuto.
Nulla di speciale, ovviamente, ma pur un inizio…

Quando, invece, hai ritenuto un tuo testo sufficientemente valido per tentare una pubblicazione?

Non credo di essere in grado di rispondere come ti attenderesti. E spero che di questo mi perdonerai…
Nella mia personale concezione della scrittura, forse sbagliata, non esistono opere che non meritino di essere pubblicate, a prescindere dal loro contenuto, dal loro autore, anche fossero semplicemente i temi dei bambini delle elementari… come del resto una volta qualcuno ha dimostrato, pubblicandoli e ritagliandosi anche un certo successo in tal senso.
Trovo sinceramente castrante, perdonami il termine forse violento, l’idea che esistano, al mondo, persone che si possano arrogare un controllo sulle arti umanistiche, fra cui anche narrativa e poesia, nel farsi proprio diritto di decidere cosa pubblicare e cosa no, cosa debba essere considerato “valido” e cosa no. E, peggio, trovo svilente che, in questo concetto estremamente capitalista e consumista dell’arte, la maggior parte delle persone si imponga in maniera del tutto autonoma una lunga serie di vincoli per colpa dei quali molte idee, magari meravigliose, rivoluzionarie, non potranno mai vedere la luce.
Sia chiaro: questo discorso non nasce in difesa preventiva del mio operato, quanto nel desidero difendere è un principio, valido al di sopra di ogni cosa.
In questi mesi, ad esempio, mi sono ritrovato a difendere, in numerosi blog e forum, i testi di una certa Stephenie Meyer pur non avendo mai letto un suo libro e pur non avendo neanche un interesse a tal riguardo. E mi sono schierato non contro critiche a riguardo del suo stile di scrittura o delle sue trame, assolutamente legittime nel loro sussistere in positivo quanto in negativo, ma piuttosto da quelle che ponevano in dubbio il suo diritto ad essere pubblicata o, peggio, il suo diritto a poter scrivere ciò che scrive, nella sua volontà di offrire una propria e personale concezione di vampiri, licantropi et similia. A me, l’adattamento cinematografico di Blade, teoricamente tratto da quel piccolo capolavoro che è Tomb of Dracula di Wolfman e Colan, non mi è piaciuto per niente, ritrovando in esso un film del tutto sconclusionato e infedele ai testi a cui avrebbe dovuto fare riferimento: ma da cui a dire che Blade ed i suoi seguiti non avrebbero dovuto essere diffusi o, peggio, girati ne passa di acqua sotto i ponti. Discorso similare per la nostrana Licia Troisi, ormai involontariamente al centro di aspri dibattiti in tutto il web italiano.
Leggere o ascoltare opinioni di persone letteralmente inferocite contro determinati autori o autrici, di coloro che arrivano a porre in dubbio la libertà di scrivere o di essere pubblicati è qualcosa che non riesco, purtroppo, a sopportare. Chiunque al mondo, dal mio umile punto di vista, dovrebbe essere addirittura incitato a scrivere e dovrebbe avere diritto di essere pubblicato, anche laddove nessuno possa avere interesse per tale opera. Citando il professor Keating, in quel meraviglioso film che è L’attimo fuggente: “Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione.”.
In ciò, ovviamente, non può che trovare evidente ragione il mio interesse, da sempre dimostrato, verso internet e le possibilità offerte attraverso esso, così come per determinate iniziative editoriali… ma di ciò sono certo avrai modo di chiedermi più avanti.

Come ottieni l’ispirazione per le tue opere? Hai dei modelli, degli autori che hanno influito sulla tua scrittura?

Mmm… credo che tentare di relegare ad una lista di nomi, lunga o breve che essa possa essere, il merito, o la colpa a seconda dei punti di vista, di essere stati involontariamente miei maestri, mie muse, miei modelli, sarebbe vano, in quanto ogni sforzo in questa direzione si troverebbe condannato a non condurre a nulla di completo. Una delle prime cose che mi è stata insegnata, e che ho avuto modo di riscontrare negli anni, è come nella vita non si finisca mai di apprendere ed, in questo, di formarsi, di crescere ulteriormente. Si possono avere cinque, dieci, venti, cinquanta, settanta o novant’anni, ma fino a quando si sopravvivrà, si continuerà, volenti o nolenti, a formarsi: è questa una prerogativa della nostra condizione umana, probabilmente la nostra peggiore maledizione ed il nostro più grande dono, e nessuno può evitarla.
Da simile premessa, emerge chiaramente come qualsiasi lettura, qualsiasi ascolto, qualsiasi visione ed, anche, qualsiasi esperienza, reale od onirica, si offrano per me quali fonti di ispirazione: ogni libro che ho letto nella mia vita, ogni canzone che ho ascoltato, ogni film che ho visto, ogni persona che ho incontrato, ogni incubo che ho sognato, con un po’ di attenta analisi, potrebbe probabilmente ritrovare un riscontro diretto nei miei testi, o nei miei disegni quando prendo la matita in mano, quasi essi fossero una sorta di diario o, forse, un retaggio…

Come è strutturata la tua opera, Midda’s Chronicles? Insomma, se dovessi delinearne il contenuto in breve, cosa scriveresti?

Midda’s Chronicles nasce, ed ancora prosegue ad oggi, come un moderno feuilleton, una pubblicazione quotidiana ad episodi appoggiata ad un blog. Il termine più indicato è blog novel, o blog fiction, un genere narrativo prematuramente morto negli Stati Uniti e praticamente mai giunto fino a noi, nel quale, comunque, sia io sia altri autori abbiamo voluto riporre la nostra fiducia riunendoci nell’iniziativa New Wave Novelers, già citata poco fa.
In origine non avevo immaginato alcuna struttura. Anzi… in effetti non avevo neppure immaginato di riuscire a proseguire per più di una settimana, figuriamoci di arrivare a più di quattrocento episodi, in continua crescita. Quando, però, mi sono accorto che l’ispirazione c’era e la volontà di proseguire anche, ho deciso che la forma più naturale nel quale dividere l’opera sarebbe stata quella di una serie di racconti autoconclusivi. Naturalmente esiste una continuità narrativa, tale da permettermi di sviluppare determinati personaggi, temi e storie sul lungo periodo, e tale da rendere il tutto più coeso, parte di un vero universo comune, ma questo non influisce in negativo nel corso della singola trama… al contrario, spero, che si dimostri capace di arricchirla. Un gruppo di episodi, mediamente fra i quaranta ed i cinquanta, pertanto, compongono così un racconto, ed ogni storia si offre autonoma, indipendentemente dalla conoscenza completa sul resto della saga.
Per il primo volume, pertanto, ho semplicemente ed arbitrariamente scelto di prendere prima metà della produzione del primo anno (da gennaio 2008 a giugno 2008), con un totale di cinque racconti, riservando per il secondo volume, l’impiego della seconda metà della produzione del primo anno (da luglio 2008 a gennaio 2009), con un totale di altri quattro racconti. Nulla di complicato, direi…

Cosa ti ha spinto a pubblicare? Eri convinto che le vicende avrebbero potuto interessare eventuali lettori, oppure il tutto è stato un tentativo, magari dettato dalla voglia di vedere una propria creazione “in bella veste”?

Non ho mai fatto mistero di come la pubblicazione cartacea di Midda’s Chronicles derivi da una volontà assolutamente celebrativa, un regalo che mi sono voluto fare per rendere omaggio al traguardo di trecentosessantasei episodi giornalieri consecutivi, pubblicati online fra l’11 gennaio 2008 ed il 10 gennaio 2009. Ero felice del risultato raggiunto e non ho trovato modo migliore per festeggiare se non quello di trasformare in un “libro vero” ciò che prima era stato leggibile solo attraverso internet.
Sull’interessare o meno eventuali lettori, credo in verità di non essermi mai posto il problema: non ho mai avuto, del resto, pretese in tal senso ed anche dove ho voluto affiancare alla pubblicazione cartacea un’iniziativa di beneficenza in favore dei bambini tibetani, e mi sono impegnato a tal fine, le mie previsioni di vendita sono sempre state pari ad uno, ossia la copia che ero certo avrei comprato per me medesimo. Dopotutto, non ci si deve dimenticare come la versione originale dell’opera, non riveduta e corretta, sia ancora presente, e sempre tale resterà, là dove è stata pubblicata nel corso di un lungo anno, offrendosi liberamente agli sguardi del mondo intero, addirittura anche in comodi formati PDF pronti per il download. L’interesse di un eventuale lettore, razionalmente, credo potrebbe essere maggiormente attratta dall’economicità di simile alternativa più che dal “lusso” di un volume vero, soprattutto nel confronto un nome ignoto ed insignificante quale comunque so essere il mio…

Sappiamo che il fantasy ha molti filoni, dal classico al gothic, fino all’urban e molti altri. Il tuo a quale appartiene?

Senza ombra di dubbio allo sword & sorcery, come fin dai suoi esordi appare dichiarato nel blog, ossia il genere delineato dall’opera immortale del genio di Robert E. Howard.
Ritengo che, pur attualmente forse meno di moda in favore di altri filoni, lo sword & sorcery sia imprescindibile dall’animo umano, nei valori che sono racchiusi in esso, nei principi semplici ed immediati trasmessi da tali letture, quali la possibilità per il singolo, per il mortale, di potersi elevare al di sopra di ogni minaccia, di ogni sfida, per quanto magica o, addirittura, divina, con la propria semplice forza di volontà, con la propria tenacia, il proprio coraggio.
Dovendo essere obiettivo, devo riconoscere che Midda non è esattamente come Kull o come Conan, al di là del suo essere donna. Dove entrambi questi ultimi, capostipiti del proprio genere, fondano tutto il proprio valore solo su ciò che la natura ha loro concesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, ella ha anche dalla propria il “beneficio” offerto dal proprio braccio destro, handicap trasformato in forza, menomazione a cui una stregoneria ha posto rimedio con un protesi ante litteram. Ciò, comunque, dal mio punto di vista, non deve essere interpretato quale una violazione delle regole, della natura stessa dello sword & sorcery, non deve fare considerare il personaggio, nella sua intima essenza, diversa da Kull o Conan. Il valore di Midda, come chiunque leggendo può avere chiara evidenza, non deriva dal suo braccio destro, non trova in esso la chiave per prevalere sulle situazioni che la circondano: esso è sì un dettaglio caratterizzante per il personaggio, una scusa per raccontare eventi del suo passato, ma non deve essere valutato diversamente da un qualsiasi banale particolare fisico, nulla di diverso rispetto alla cicatrice sul suo occhio o al tatuaggio sul braccio sinistro o al suo seno prorompente. Ed anche in Midda’s Chronicles, così come Howard insegna, è solo la forza di volontà, la tenacia ed il coraggio a permettere ad un mortale di prevalere sul proprio destino, di imporsi a contrasto di esso. Due esempi a riprova di questo discorso? Ne La corona perduta, racconto che leggerete nel secondo volume, Midda commette il madornale errore di affidarsi alla magia per risolvere un problema ed, in ciò, si ritrova a pagare dure conseguenze, diventando vittima del fato che era, prima di allora, sempre riuscita a piegare ai propri desideri. Ne Il collezionista di sassi, che incontrerete solo nel terzo volume, un giovane del tutto insignificante, apparentemente privo di ogni valore, psicologico oltre che fisico, riesce invece a cambiare il proprio fato, ed a compiere una grande impresa, solo ed unicamente in virtù della propria forza di volontà, della propria tenacia, del proprio coraggio, seguendo e confermando, in ciò, il cammino indicato da Howard.
Al di là di tutto questo, desidero sia chiaro, però, che Midda non desidera, né ha mai desiderato, entrare in competizione con Kull o Conan, né io ho mai avuto l’ardire, neppure nei miei sogni più sfrenati, di pormi in competizione con Howard: lo ammiro quale un maestro, lo stimo come un grande ispiratore, e molto umilmente mi azzardo a sospingere la mia creatività, il mio impegno quotidiano lungo i passi da lui segnati. Nulla di più.

Tra i tuoi personaggi, in quale credi di poterti identificare di più?

Difficile a dirsi.
Non credo di aver volontariamente introdotto, nella vicenda, un personaggio che possa essere riconosciuto quale mio avatar, quale mio rappresentante all’interno dell’universo di Midda’s Chronicles. Anzi, se mai dovesse accadere, penso che potrebbe essere solo nell’imitazione di quanto già offerto da altri autori, come Stephen King all’interno del ciclo della Torre Nera, proponendo realmente me stesso nella narrazione, magari durante un viaggio interdimensionale di Midda. No… no… non è un’anticipazione! Sto solo scherzandoci sopra!
Forse, però, il personaggio protagonista del racconto sopra citato, Il collezionista di sassi, con i propri limiti, le proprie incertezze, la propria fallibilità, i propri errori, racchiude in sé, più di altri, molte mie emozioni, principalmente passate ma anche presenti.
Però se dovessi scegliere chi voler e poter essere fra tutti i personaggi creati… beh… andate a cercare l’ultimo disegno presente nel primo volume, quello proprio in fondo in fondo dove il libro finisce… vedete quel tizio alto, grosso e nero? Lui!

Con il tuo libro hai intenzione di trasmettere qualche messaggio in particolare? Se sì, quale?

So che mi odierai per risposte così negative ma… no.
Al di fuori di eventuali messaggi propri del genere sword & sorcery, su cui mi sono dilungato prima, Midda’s Chronicles, per la prima volta nella mia vita, nasce con il dichiarato intento di divertirmi e nulla di più, senza proporsi nella volontà di cambiare il mondo o di insegnare qualcosa a qualcuno. Citando Francesco Guccini, nella sua L’avvelenata: “però non ho mai detto che a canzoni\si fan rivoluzioni, si possa far poesia;\io canto quando posso e come posso\quando ne ho voglia, senza applausi o fischi\vendere o no ‘non passa’ fra i miei rischi,\non comprate i miei dischi\e sputatemi addosso.”

Qual è il tuo autore preferito, o la tipologia di libri che ami leggere?

Tanti nomi diversi, tanti generi diversi. Da Howard ad Asimov, da Brooks a Stout, passando per Pullman, Salgari, Dick, Verne e, forse, anche Grisham. Sicuramente il fantasy e la fantascienza, attualmente, sono in grado di riservarsi un posto speciale nel mio cuore, ma ho imparato a non pormi limiti aprioristici in alcun senso, sapendo che rischierei troppo facilmente di smentirmi. E così, accanto a Tutti i miei Robot e Gli eredi di Shannara, non posso negare di adorare, per esempio, Guareschi ed il suo Don Camillo o Lindgren e la sua Pippi Calzelunghe.
Nel campo del fantasy, un’autrice contemporanea che si è guadagnata il mio rispetto con la propria opera, che giudico veramente innovativa e appassionante ma che resta, purtroppo, sconosciuta e quasi completamente inedita in Italia, è Melanie Rawn. Di lei non posso evitare di consigliare a tutti la lettura di Dragon Prince, che è stato giudicato, ora non rammento da chi, con un’importanza pari a quella di Dune di Herbert.

E quello che proprio non digerisci?

Mmm… ora come ora ammetto di non andare molto d’accordo con la saggistica, ma sono convinto che, come accennavo poco fa, nonché ricollegandomi al discorso sul continuo crescere e maturare, nulla resti mai immutato, fermo nel proprio status quo in eterno.
Ciò che oggi potrei non apprezzare un domani potrebbe divenire la mia lettura preferita. E per questo eviterei di offrire arbitrarie risposte in tal senso…

Ritieni il Fantasy Italiano inferiore, superiore o sullo stesso piano di quello “straniero” o, più propriamente, anglosassone?

Giudicare il “fantasy italiano” nel confronto con altri “fantasy”, presupporrebbe da me non solo una conoscenza indubbiamente superiore a quella che mi riservo attualmente, tale da concedermi una reale consapevolezza su ogni opera scritta da italiani e stranieri nel campo fantasy, allo scopo di poter trarre qualche somma. Somma che, comunque, sarebbe decisamente fine a se stessa, dato che fare di tutta l’erba un fascio non mai una scelta felice e che, nel generalizzare, si rischia di perdere il valore della singolarità.
Credo che, tanto in Italia, quanto all’estero, vi siano autori che possono offrire un segno reale nel corso della storia dell’umanità, anche in un campo forse meno “aulico” quale è la narrativa fantasy, così come credo che, tanto in Italia, quanto all’estero, vi siano autori che non hanno ancora maturato un proprio stile, una propria identità, e che pur, a ragione o a torto, vengono indicati come meravigliosi o terribili modelli da cui prendere esempio.

Che ne pensi di Lulu.com? Cosa puoi raccontarci della tua esperienza con questo editore?

Quando nel 2006 ho letto per la prima volta l’annuncio dell’arrivo, anche in Italia, di Lulu.com, il mio primo pensiero è stato “Finalmente vi sarà libertà di stampa.”.
Così come la stampa a caratteri mobili ha sdoganato il diritto di leggere, prima proprietà privata ed esclusiva di pochi, ritengo che il self publishing possa, nel nuovo millennio, sdoganare il diritto di scrivere, prima proprietà privata ed esclusiva di pochi. E nell’insorgere di dozzine di altri servizi similari ad esso, nel rilevare l’Italia quale il più prolifico fra i Paesi del mondo a servirsi di tali opzione, a darmi ragione sono i fatti, i dati, ancor prima che semplici slanci di entusiasmo, proponendo ormai il fenomeno Lulu.com non solo come rivoluzionario nell’editoria globale, ma anche in quella italiana, e dimostrando come, in virtù delle nuove tecnologie, del progresso tecnico, sia possibile “semplificare” un iter complesso, e spesso troppo fazioso o elitario, offrendo a chiunque l’occasione di poter stampare e vendere, a prezzi contenuti per i lettori e gratuitamente per gli scrittori, le proprie opere.
L’unico reale ostacolo, oggigiorno, al self publishing, credo si proponga nella mentalità del pubblico, tanto in quello degli scrittori quanto in quello dei lettori, entrambi troppo legati all’idea della necessità di qualcuno che giudichi, in maniera preventiva, un’opera, censurandola o offrendole la possibilità di finire nelle librerie, cassandola o lanciandola verso il successo. Sono però convinto che, nel trascorrere del tempo, nel passare degli anni, Lulu.com ed altri servizi similari riusciranno ad acquisire sempre maggiore consenso, riusciranno ad imporsi, con la propria filosofia, sull’ormai sorpassata editoria tradizionale, magari incentivando, in ciò, l’umanità intera a compiere quell’evoluzione culturale ed umanistica di cui avrebbe sinceramente bisogno, nel garantire a chiunque il diritto, la possibilità, di emettere il proprio “grido barbarico sopra i tetti del mondo”, nel citare Walt Whitman.

Hai nuovi progetti in cantiere? Puoi fornirci in esclusiva delle news?

Posso dirti che, salvo incidenti mortali a mio discapito, Midda’s Chronicles proporrà il proprio secondo volume, di cui ho già accennato, Condannata (e altre storie), il prossimo 11 luglio 2008, con altri quattro racconti completi marchiati ancora New Wave Novelers/Lulu.com e una nuova serie di tavole ad opera di Giuliana Lagi, attualmente già impegnata nella propria sfida personale con la china (con risultati a di poco stupefacenti). Un terzo volume, Il collezionista di sassi (ed altre storie), arriverà poi l’11 gennaio 2009, nella speranza di proseguire così, a cadenza semestrale, fino a quando riuscirò a continuare con i ritmi di produzione attuali, con la voglia che mi ha contraddistinto fino ad oggi. Le idee, del resto, non mancano… anzi… ho già messo basi per trame che potrò sviluppare nel corso dei prossimi anni e che potranno dare vita ancora nuovi sviluppi, in un’epopea forse priva di fine!

Faresti un appello a tutti gli aspiranti scrittori con un manoscritto nel cassetto?

Credo sia impossibile aggiungere altro a quanto ho già espresso.
Però, visto che repetita iuvant, mi ripeto più che volentieri e, se mi concedi il gergo, in maniera decisamente diretta: “sbattetevene” del mondo e pubblicate!
Pubblicate con editoria tradizionale, se riuscite e se volete, o con il self publishing, se credete in questa opportunità, ma pubblicate. Non vale la pena di lasciare un sogno chiuso nel cassetto, non vale la pena di rinunciare alla propria fantasia solo per timore della reazione di altri, solo nell’imbarazzo di “non sentirsi all’altezza”. Siamo tutti comuni mortali, la nostra vita è destinata alla conclusione fin dal momento del proprio inizio, e solo due speranze di immortalità sono quelle che ci vengono riservate in tale condizione: i nostri figli, opere del nostro corpo e del nostro cuore, ed i nostri scritti, opere della nostra mente e del nostro spirito. Non rifiutate la possibilità di abbeverarvi a questa fonte della vita eterna. Non rinnegate la vostra stessa natura umana, che vi ha spinto a scrivere o a pensare di farlo…
Scrivete… e pubblicate.
“diranno:\‘Non ti agitare, che non serve a niente’\e invece tu grida forte\la vita contro la morte.” cantava Vecchioni verso sua figlia, nella canzone intitolata proprio Figlia: mai un consiglio potrebbe essere più azzeccato, mai un insegnamento potrebbe essere più corretto. Siate testardi, siate ostinati… e più cercheranno di mettervi a tacere, più trovate in ciò ragione per tirare avanti, per non abbandonare il vostro cammino.
E’ la vostra vita, la vostra esistenza, la vostra natura, la vostra immortalità in gioco… non concedete ad altri la possibilità di negarvela.
Altro appello non saprei formularlo …

Grazie per averci concesso quest’intervista!
A presto!
 
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Angela1993
view post Posted on 6/3/2009, 18:21




Grazie Sean e grazie Mario per la stupenda intervista! :lol:
 
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niji707
view post Posted on 6/3/2009, 22:31




che bella intervista!! anche molto poetica...
Mi è piaciuta moltissimo!!
Poi mi sono un po' riconosciuta nelle tue lotte "per" la meyer e la Troisi, o chi per loro... possono non piacere, ma da questo a dire che non si dovrebbero "permettere" di scrivere, pubblicare o a volte esistere... mi sembra davvero assurdo!
Posso invitarti a parlarci un po', nella sezione libri, di questo Dragon Prince e in generale l'autrice che ti piace?
 
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mpblack
view post Posted on 9/3/2009, 12:01




COMPLIMENTI SEAN, DAVVERO! ED AUGURONI PER LA TUA CARRIERA! :P :P
 
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SeanMacMalcom
view post Posted on 9/3/2009, 23:06




CITAZIONE (Angela1993 @ 6/3/2009, 18:21)
Grazie Sean e grazie Mario per la stupenda intervista! :lol:

I grazie li lascio a Mario! E ci aggiungo ancora dei miei personali... ^_^
E' stato molto gentile a volermi coinvolgere in questa iniziativa per quanto di certo non mi ponga a livelli di altri miei predecessori da lui intervistati! :unsure:

CITAZIONE (niji707 @ 6/3/2009, 22:31)
che bella intervista!! anche molto poetica...
Mi è piaciuta moltissimo!!

Addirittura poetica?! :ph34r: :ph34r: :ph34r: Se dici così mi emossiono... :cry: Gracie!

CITAZIONE
Poi mi sono un po' riconosciuta nelle tue lotte "per" la meyer e la Troisi, o chi per loro... possono non piacere, ma da questo a dire che non si dovrebbero "permettere" di scrivere, pubblicare o a volte esistere... mi sembra davvero assurdo!

Mi fa piacere scoprire di non essere il solo!!

CITAZIONE
Posso invitarti a parlarci un po', nella sezione libri, di questo Dragon Prince e in generale l'autrice che ti piace?

Ne sarò più che felice... vedo se riesco ancora ad avere lucidità provvedo già stasera o, al più tardi, domani!

CITAZIONE (mpblack @ 9/3/2009, 12:01)
COMPLIMENTI SEAN, DAVVERO! ED AUGURONI PER LA TUA CARRIERA! :P :P

Ma grazie! ^_^ ^_^ ^_^ Anche se "carriera" è una parola grossa... forse sarebbe meglio "corriera"... :woot:
 
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Mariodm93
view post Posted on 9/3/2009, 23:52




CITAZIONE
I grazie li lascio a Mario! E ci aggiungo ancora dei miei personali...

Eh, no!! Guarda, senza qualcuno che risponde è un po' difficile fare un'intervista... :P :P Quindi sei tu a beccarti il grazie da parte mia!! :) :P :lol:

CITAZIONE
E' stato molto gentile a volermi coinvolgere in questa iniziativa per quanto di certo non mi ponga a livelli di altri miei predecessori da lui intervistati!

Ehm... la differenza dove sarebbe? Loro scrivono e tu scrivi, loro scrivono fantasy e tu scrivi fantasy, loro hanno pubblicato e tu hai pubblicato... A parte qualcuno più affermato, siamo tutti emergenti! E ricorda che anche i grandi autori sono stati esordienti, dalla Troisi a... TOLKIEN!

Mi aggiungo anch'io per 'augurio di una splendida cArriera :P :lol:
Un saluto!!
:lol:
 
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mpblack
view post Posted on 10/3/2009, 21:57




Altro che corriera, eh eh eh! image
 
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6 replies since 6/3/2009, 13:18   112 views
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